Tuesday, August 24, 2010


La Situazione (25 agosto 2010)

Mi viene ancora spesso chiesto com'è la situazione a Bangkok. La situazione a Bangkok è normale, come sempre. Dipende solo dai punti di vista. E da dove ci si trova. Anche nei momenti più drammatici, nel resto della città la vita scorreva in maniera più o meno normale. Suppongo sia così perfino durante le guerre. Dove non c'è battaglia, si vive. Alla fine dei conti, cos'altro si dovrebbe fare?

In sette anni nel Sud Est Asiatico ho visto un po' di tragedie, di varie entità: dallo Tsunami al colpo di stato. L'occupazione del parlamento e dell'aeroporto, le sommosse di Songkran del 2009, quelle del 2010, ed il Maggio di Sangue di quest'anno. Durante ognuno di questi eventi, ciò che vedevo dalla finestra era sempre lo stesso. La vita scorreva, più o meno normale.

Di quest'ultimo episodio - dei due mesi delle Camicie Rosse - avrò molti ricordi, fatti di flash e di contrasti stridenti. Ci saranno delle cose che non dimenticherò.
Una è la sera del 19 maggio. Io in piedi, all'ultimo piano del mio palazzo, al bordo della piscina. Davanti a me un bel tramonto e le colonne di fumo della skyline in fiamme di una Bangkok in lutto. Dalla mia parte, la tranquillità di una zona "safe", dall'altra, il fumo di copertoni bruciati e di edifici messi a fuoco.
Tra me ed essi, gente che combatte per le strade, militari che sparano, cecchini sui grattacieli e sulle rotaie del treno elevato. Alla fine i corpi esanimi saranno 91, ma la gente – locali e stranieri - sembra essere più sconvolta dal fatto che il centro commerciale più grande e nuovo della zona chic di Bangkok sia andato distrutto. Questa sarà un'altra cosa che non dimenticherò: nel 2010 un centro commerciale vale più lacrime di 91 persone.
Il giorno dopo, con il mio amico Nicola, in giro in motorino per le strade assolutamente deserte del centro, vediamo le macerie di una guerriglia consumatasi in mezzo ai palazzi. Posti di blocco ovunque, militari a volte gentili e sorridenti, altre guardinghi e minacciosi. "Trincee" di sacchi di sabbia, copertoni ed auto bruciate, chiazze di sangue e pezzi di vestiti. Scheletri di edifici bruciati.
Per le strade, qualche turista spaesato e molti giornalisti.
Venerdì assistiamo ad un esodo di gente che a piedi va dal centro verso fuori. Anche molti turisti che vorrebbero andare in aeroporto, ma non trovano alcun mezzo di trasporto. Non ci sono neanche più i taxi.
Nel pomeriggio andiamo a mangiare in un "community mall". Lì tutto sembra normale, il business continua, la gente mangia, beve, spende, sorride.

Per giorni, in seguito, le noiose serate col coprifuoco. Ci si trova a casa di un amico, nel mio palazzo, alcuni tornano a casa loro prima delle 8 di sera, altri restano per la notte. Curiosi, andiamo a piedi alla vicina Sukhumvit, arteria principale del centro moderno di Bangkok, di solito incubo di traffico, quel giorno assolutamente vuota. Un taxi sfreccia alla velocità del fulmine, di certo in ritardo, e terrorizzato di poter essere fermato ed interrogato dalla polizia o, ancor peggio, dai soldati.

Ma come si spiega ciò che è avvenuto? Queste camicie rosse sono un movimento di sinistra, come il colore suggerirebbe? Cosa vogliono? E perchè fanno tanta paura al governo ed a certa borghesia medio-alta della capitale?

2001: Thaksin Shinawatra vince le elezioni. è la prima volta che ad un partito (il suo Thai Rak Thai) viene riconosciuto un consenso così ampio.
2005: Il Thai Rak Thai vince con un margine ancora più grande.
2006: un colpo di stato incruento guidato dal generale Sonthi Boonyaratklin ed appoggiato dal Re rovescia il governo e ne instaura uno militare.
2007: le libere elezioni riconfermano la preferenza dei thai per Thaksin - nel frattempo autoesiliatosi per sfuggire ad una sentenza di corruzione - votando per la nuova incarnazione del suo partito, il PPP. Nel giro di poco tempo due primi ministri sono costretti alle dimissioni per reati futili, con una sorta di colpo di stato giuridico.
Tramite un ribaltone "all'italiana" va al governo il Partito Democratico di Abhisit Vejjajiva, ma ciò non può essere gradito all'elettorato dell'ex premier.

Chi ama Thaksin? Principalmente le classi meno abbienti, in maggior parte rurali. Le sue politiche populiste e un po' di welfare lo hanno reso il nuovo eroe della gente semplice, quelli che il Re chiama "la spina dorsale dell'economia", ma che fino ad allora avevano dovuto accontentarsi delle briciole del sistema.
Il rovescio della medaglia è fatto di corruzione e disinteresse nei diritti umani. La Guerra alla Droga del 2003 lascia sulle strade quasi 2500 morti, uccisi per vie extra-giudiziarie, spesso per semplici faide interne alla mafia-polizia. Altre volte per errore, o per delirio di onnipotenza. Al Sud la rivolta indipendentista islamica si radicalizza, e con essa la repressione. I morti si contano a centinaia. Il semi-regime di Thaksin è piuttosto insofferente alle critiche esterne: la censura della stampa aumenta.

Ma non sono certo questi gli elementi che spaventano la ricca borghesia e l'aristocrazia bangkokiane. Thaksin sta sviluppando un nuovo sistema/network di interessi. Pare guardare già oltre alla successione al trono (il Re Bhumiphol Adulyadej ormai è anziano e malato). Alcuni addirittura (farneticando) lo accusano di voler diventare il nuovo sovrano di Thailandia. Si organizzano manifestazioni e sit-in, guidati dagli ex amici e mentori Sondhi Limtongkul e Chamlong Srimuang. Nascono così le Camicie Gialle. Inizialmente un movimento puramente anti-Thaksiniano, democratico e libertario, esse in seguito prenderanno una piega decisamente reazionaria, ultra-nazionalista e ultra-realista.
Vistosi negare il diritto costituzionale di scegliere il governo con il proprio voto, l'elettorato Thaksiniano crea il suo movimento: le Camicie Rosse.

Chi è Thaksin? Davvero lo si può considerare un leader "di sinistra", come spesso la TV vorrebbe farci credere? Non proprio.
Innanzitutto, Thaksin è stato per anni l'uomo più ricco di Thailandia. Personaggio non dissimile dal nostro Berlusconi, egli ha costruito la sua fortuna con lo sviluppo di un impero basato sulle telecomunicazioni e su alcuni canali televisivi (possedeva anche dei satelliti). Uno dei grossi scandali è legato alla vendita della sua compagnia-holding (la Shin Corp) al fondo sovrano singaporeano Temasek. Transazione sulla quale, grazie ad un "buco" della legislazione thai, non sono state pagate tasse. In seguito l'equivalente verrà sequestrato dallo stato thailandese, e la sentenza che porta a ciò sarà uno dei motivi scatenanti della rivolta di quest'anno.
Combattere per Thaksin, secondo il suo elettorato, significa difendere una visione diversa della politica, una divisione più equa della ricchezza, una Thailandia più moderna, democratica e pragmatica, al passo coi tempi.
Per i suoi detrattori invece l'ex PM è un personaggio da disprezzare, un vero traditore della patria e della monarchia, un uomo arrogante, egoista e privo di scrupoli, pronto a mettere qualsiasi interesse dietro a quelli suoi personali.
La realtà, come al solito, sta nel mezzo. Ovvero, entrambi i punti di vista contengono qualcosa di vero, e qualche esagerazione.

Al contrario, il Partito Democratico, ormai vituperato nelle province (con l'eccezione forse del Sud islamico), ma ancora amato a Bangkok e nelle zone più facoltose del regno, gode storicamente di una buona reputazione, ma spesso viene anche visto come partito dell'inattività. Vengono chiamati "gli scarafaggi" perchè riescono sempre a sopravvivere alle vicende politiche e ai “sismi” semiautoritari del paese.
Il fatto che proprio il PD, con la sua reputazione di roccaforte dell'elite Bangkokiana, generalmente piuttosto indifferente alle cause del popolo "piccolo", sia stato messo al governo con un lavoro di squadra di esercito e magistratura, ha causato molta rabbia tra le masse rurali. Guidate dagli scagnozzi di Thaksin, hanno preso la strada della capitale, convinti di riuscire a convincere Abhisit alle dimissioni. La loro protesta è stata quasi sempre pacifica, ma in molte occasioni sono stati infiltrati da elementi ambigui e spesso violenti; le Camicie Nere. Esse vengono viste da alcuni come espressione dell'esercito, veri e propri agenti provocatori, e da altri semplicemente come frangia estremista interna alle Camicie Rosse.

L'indecisione sul tipo di risposta da parte del governo, le proposte di soluzioni/compromessi tutto sommato poco accettabili da entrambe le parti, il continuo scaricabarile tra Ministero dell'Interno ed Esercito hanno contribuito a far durare l'occupazione del centro di Bangkok per ben due mesi. Risultato: per rispondere alle pressanti richieste di un intervento vigoroso da parte di parte della cittadinanza e dei grossi gruppi d'interesse del business, il governo ha scelto in fine la via autoritaria, schierando ingenti truppe e dando loro il permesso di sparare per uccidere. Il resto lo si sa.

Timoroso di qualsiasi forma di elezione diretta, il Partito Democratico, ormai anche costretto a seguire le linee guida delle Camicie Gialle che hanno contribuito a metterlo al potere, ormai ha perso ogni caratteristica "democratica", a scapito del nome. Grazie anche all’istituzione del CRES (Centre for the Resolution of the Emergency Situation, una sorta di mini-junta militare con vasti poteri decisionali), la censura anti-opposizione è stata resa formidabile: sono pochissimi i siti e le pubblicazioni pro-Thaksin a non essere state bloccate. Non solo: anche i forum online ed i siti web genuinamente indipendenti sono spesso oggetto di minacce e di censura da parte di vari ministeri (l'orwelliano Ministero della Cultura, l'ICT, ovvero il ministero delle telecomunicazioni, il Ministero dell'Interno etc.). Ad aggravare la situazione dei diritti di stampa, parola, pensiero ed opinione, vi sono le leggi di lese majestè più rigorose del pianeta. Una sola parola di critica nei confronti del sovrano può costare (ed è costata) condanne fino a 15 anni di galera. Una vera e propria caccia alle streghe, che oltre a generare un perverso sistema di illazioni e delazioni, costringe la stampa mainstream ad una penosa autocensura.
Per mantenere un discreto consenso popolare, vengono periodicamente montati contrasti di confine con la Cambogia (il tempio di Preah Vihear), facendo leva su sentimenti mai del tutto sopiti di nazionalismo vecchio stampo, e di un certo razzismo anti-khmer, da sempre piuttosto diffuso nel regno siamese.

Com'è la situazione a Bangkok? La situazione è normale, come sempre. Dipende solo dai punti di vista. Da dove ci si trova, e soprattutto da quello che si dice e scrive.

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